Immaginate la vostra banca: sicuramente offre i propri servizi con lo sportello, con il sito web e con l’app. Forse anche via telefono, chatbot e SMS.
Magari domani aggiungeranno lo smartwatch e gli assistenti vocali come Google Assistant, Siri, Google Home o Alexa.
Forse in un futuro prossimo potremmo semplicemente concentrarci e qualche dispositivo che ci legge le onde cerebrali farà scattare la transazione.
Immaginate ora di dover fare un bonifico: lo potete fare in molti modi diversi, ma alla fine l’operazione è sempre la stessa.
Come gestisce, la banca, tutto questo?
Come fa la banca a fornire tutte queste modalità per fare un bonifico? Separando il sistema che gestisce l’operazione delle modalità che la scatenano.
Ci sarà quindi un servizio (informatico) capace di fare bonifici al quale si può mandare la richiesta in un formato preciso e prestabilito. Poi ci saranno l’app, il sito web, lo smartwatch che interagiranno con le persone, raccoglieranno gli estremi dell’operazione, li impacchetteranno nel modo giusto e li invieranno al servizio “bonifico”.
Quando la banca aggiungerà il suo lettore cerebrale, non dovrà fare altro che creare il dispositivo in grado di impacchettare la richiesta estratta dalle onde cerebrali e mandarla al servizio “bonifico” (sperando che in caso di errore la segnalazione non avvenga con una scossa elettrica).
Il servizio “bonifico” non deve essere modificato e continuerà a funzionare correttamente.
Stratificazione
Questa separazione o stratificazione avviene da molto tempo nel mondo IT, ma sono diversi anni che è esplosa a causa della multicanalità con cui una stessa operazione può essere fatta (un messaggio, un acquisto, una prenotazione, …).
Gli informatici hanno quindi creato uno strato di servizi (API) e poi gli specialisti di interfacce utente li utilizzano, separando i domini di competenza, creando grande flessibilità e anche qualche complicazione nuova. Il gioco in ogni caso vale decisamente la candela.
Cosa c’entrano i macchinari
I macchinari sono meraviglie della meccanica e dell’automazione che, alla fine, eseguono un servizio. Invece che fare bonifici, torniscono, smerigliano, stampano, deformano. E’ qualcosa di differente, ma non troppo.
Fino ad oggi le macchine parlavano quasi esclusivamente con una pulsantiera o con un touch screen. Erano monocanale, così come i primi ecommerce utilizzabili solo dal sito web con il PC (sul telefono il sito non funzionava e non c’era l’app).
Ma questa storia è agli sgoccioli. Oggi una macchina parla ancora attraverso il touch screen progettato per stare bordo macchina, ma deve comunicare anche con il MES e/o con lo SCADA. Deve magari comunicare con il cloud o con il sistema di manutenzione predittiva o con un gateway.
È giunto il momento di prendere spunto da quello che ha fatto il mondo IT (senza rifare gli stessi errori) e aggiungere uno “strato” per poter parlare al mondo (sia fatto di persone che di altre macchine) in modo uniforme e chiaro.
Non basta mettere OPC-UA
Molte volte ho visto macchine fornite come “industria 4.0” perché avevano OPC-UA. Questo è sicuramente uno dei protocolli che va per la maggiore, forse finirà con il dominare il mercato o forse la sua complessità costringerà a sostituirlo con qualcosa di differente (il mondo IT ci ha insegnato che i WebService hanno poi lasciato il passo in tante applicazioni alle API HTTP REST e JSON perché 1000 volte più semplici).
In ogni caso accordarsi per OPC-UA è come accordarsi di utilizzare le lettere dell’alfabeto latino senza dire cosa significano le parole che possiamo costruire. E lo stesso vale per qualsiasi altro protocollo che non preveda una definizione formale dei dati scambiati.
Una macchina che si presenta al mondo per dialogare deve saper parlare la lingua del mondo. Di che cosa ha bisogno un MES? Di che cosa ha bisogno uno SCADA? In quale processo produttivo sono inserita? Quali servizi espongo verso l’esterno e come li possono utilizzare?
Ovviamente non c’è una risposta unica. Certamente alcuni di questi servizi sono talmente comuni che si possono implementare fin da subito, altri andranno coordinati con l’utilizzatore e quindi si aggiungeranno a quelli base.
E queste estensioni saranno un progetto a parte, pagato extra, che non finirà alla consegna ma sarà destinato a evolvere nel tempo man mano che anche le aziende evolveranno e diventeranno sempre più digitalizzate.
Costruttori, non vi suona una campanella in testa?
L’errore obbligatorio
Oggi, visto che le macchine parlano molto male, si è costretti a fare uno sbaglio: mettere le logiche della macchina dentro lo SCADA o dentro il MES o all’interno di qualche middleware.
Questi sistemi sono indispensabili in una azienda, ma non sono il posto giusto dove implementare algoritmi per interpretare 27 registri del PLC con lo scopo di estrarre il numero di pezzi lavorati. Quell’informazione e le complessità per costruirla, sono dominio della macchina e devono rimanere “nascoste” all’interno di essa.
È come se per fare il complimento “ti stanno bene quelle scarpe rosse si abbinano bene all’abito verde”, consegnassimo dei foglietti separati con tutte le parole e lasciassimo a chi li riceve il compito di ricostruire il nostro pensiero.
Gli informatici hanno fatto questo errore per anni (e non hanno ancora imparato a smettere di sbagliare, a dire il vero).
Che sia per mancanza di visione, che sia per incapacità o per pigrizia, questo meccanismo produce un dispendio incredibile di tempo e risorse, rallenta l’innovazione e qualche volta fa anche fallire dei progetti di digitalizzazione.
Partiamo con il piede giusto
L’ammodernamento delle macchine sta partendo adesso, siamo solo agli inizi. Abbiamo l’occasione di partire con il piede giusto, ma per farlo bisogna fermarsi un attimo, aprire la mente, studiare un po’.
Potremo fare cose che al momento non immaginiamo, in alternativa le vedremo fare a qualcun altro.