Incentivi 5.0

Transizione 5.0 e sistemi Power Quality

Written by Stefano Lissa

Provo a riassumere un po’ tutti i casi che ho visti discussi sui sistemi Power Quality in ambito Transizione 5.0.

Innanzi tutto, cosa sono? Sono dispositivi che, piazzati tra un punto di fornitura di energia elettrica e un utilizzatore, permettono di diminuire l’energia utilizzata a parità di funzionamento. Per dirla in modo semplice e impreciso.

Questi aggeggi sono considerati beni 4.0 perché rientrano tra quelli dell’Allegato A, gruppo 2, voce 8 della legge di bilancio 2017 che introduceva gli incentivi 4.0.

Citiamo:

“componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni”

Già qui iniziano le discussioni con i colleghi, perché la biblica Circolare 4/E aggiunge un po’ di note:

Questa voce si riferisce a quelle soluzioni che interagiscono a livello di macchine e componenti del sistema produttivo e basate sulla combinazione di sensori, sistemi di controllo e di elaborazione/simulazione connessi e in grado di gestire il consumo della risorsa energetica, idrica e per la riduzione delle emissioni in maniera intelligente recuperando o rilasciando energia in base allo stato del processo e delle macchine, ottimizzando la distribuzione di energia elettrica e minimizzando eventuali sovraccarichi (smart grid). Sono invece escluse soluzioni finalizzate alla produzione di energia […]

La parte in grassetto ci dice che questi dispositivi devono interagire con la parte produttiva dell’azienda. Letta in negativo, ci dice che non va bene se li applichiamo alla parte non produttiva (la macchinetta del caffè, la luce del bagno, …).

Visto che non ci bastano due documenti, aggiungiamo anche la circolare del MiSE di Maggio 2018, che va un po’ sullo specifico parlando dei sistemi di gestione dell’energia reattiva (anche se i Power Quality possono fare altre cose):

Una prima casistica rappresentata riguarda i sistemi di gestione dell’energia reattiva. Trattasi, in particolare, di sistemi a servizio delle macchine elettriche del processo
produttivo, basati sulla combinazione di sensori per la misurazione istantanea dei parametri di rete (tensione, intensità di corrente, potenza, cos Φ) e sistemi di controllo ed elaborazione e simulazione (microprocessori e software), in grado di gestire l’energia fasando opportunatamente la potenza attiva e quella passiva, in maniera tale da ottimizzare l’energia direttamente usufruibile dalle macchine (potenza attiva) e limitare eventuali sovraccarichi di tensione o dissipazioni energetiche (dovuti alla potenza passiva). In tal modo, l’implementazione di tali sistemi a servizio delle macchine e dei componenti del processo produttivo consente di ottimizzare la gestione dell’energia elettrica riducendo l’intensità della corrente, le perdite dovute alla trasmissione, il carico dei trasformatori e delle linee e la corrente assorbita dall’impianto di produzione.
Sulla base di tali evidenziate caratteristiche funzionali, si ritiene che i sistemi in parola siano riconducibili tra gli investimenti ammessi all’iper ammortamento, ferma restando, comunque, la verifica del requisito dell’interconnessione.

Adesso abbiamo il quadro completo, ma attenzione: stiamo usando documenti degli incentivi 4.0!

Con Transizione 5.0, questi dispositivi sono potenzialmente una manna dal cielo, perché introducono proprio un risparmio energetico.

Ma per considerarli beni dell’Allegato A nell’ambito della 5.0, mi devo limitare alla definizione di legge? Devo includere le considerazioni della Circolare 4/E? O anche quelli della Circolare MiSE?

Utilizzo a monte della struttura produttiva

Per provare a rispondere, aiutiamoci anche con le FAQ del MIMIT specifiche per la 5.0:

La funzione di questi sistemi (tra questi, ad esempio, i sistemi di rifasamento o di stabilizzazione delle tensioni, installati in genere a valle della cabina di trasformazione o del power center di bassa tensione del sito produttivo), è quella di operare una riduzione dei consumi di energia elettrica. Tali sistemi vengono generalmente installati a monte dell’impianto di distribuzione (in questo caso, a valle della cabina di trasformazione o del power center) o nei punti di allacciamento elettrico di singoli processi o linee di produzione. Per tali sistemi la determinazione della riduzione dei consumi energetici può essere fatta rapportando i consumi di energia elettrica sottostanti a tali sistemi in assenza (ex ante) e in presenza (ex post) degli stessi.

A me la posizione sembra chiara: quando installati a monte dell’unità produttiva (che comprende tutti i consumi, anche la macchinetta del caffè), se producono un risparmio energetico va bene.

Quella famosa “interazione con le macchine ed i componenti del sistema produttivo” può risultare fastidiosa, ma, in una visione “allargata”, modificare le caratteristiche di corrente e tensione che faccio arrivare alla macchine, è assolutamente una interazione.

Più sotto mi contraddico (appositamente).

Definizione di struttura produttiva

Per definire la struttura produttiva, possiamo usare le FAQ del MIMT:

Nell’ambito del Piano Transizione 5.0, per struttura produttiva si intende un sito costituito da una o più unità locali o stabilimenti insistenti sulla medesima particella catastale o su particelle contigue, finalizzato alla produzione di beni o all’erogazione di servizi, avente la capacità di realizzare l’intero ciclo produttivo o anche parte di esso, ovvero la capacità di realizzare la completa erogazione dei servizi o anche parte di essi, purché dotato di autonomia tecnica, funzionale e organizzativa e costituente di per sé un centro autonomo di imputazione di costi.

Purtroppo sono comparsi termini differenti (struttura produttiva, sito produttivo, unità produttiva) ma che credo siano da convogliare in questo unico significato.

La cosa interessante è che non viene fatta distinzione tra i differenti utilizzi dell’energia che si verificano in una struttura produttiva, quindi ritengo sia da considerare il totale tutto tondo (inizialmente avevo anche io inteso diversamente e identificato con i consumi della struttura produttiva quelli dei beni e componenti necessari alla produzione – quindi non la luce dello sgabuzzino).

Solo per le macchine?

Ritornando alla circolare del MiSE, alla richiesta se i sistemi di power quality si possano incentivare quandola loro azione interessa gli impianti generali di illuminazione, troviamo:

…non possono includersi le soluzioni che interagiscono a livello di impianti generali e non di impianti produttivi in senso stretto

Quel “in senso stretto” induce a pensare che l’interazione tra un power quality e la struttura debba riguardare solo la parte produttiva.

Ora, quanto pescare dalla 4.0 per i ragionamenti sulla 5.0 lo può chiarire solo il ministero, il tecnico dovrà eventualmente agire, in via prudenziale, considerando solo una quota parte del costo del power quality (proporzionata all’energia che fluisce verso i sistemi produttivi).

Ma se ho una linea…

Se però ho una linea che va verso i sistemi produttivi e solo verso quelli (assai improbabile) allora mettendo il PQ nel “punto giusto”, posso prenderne il costo per intero.

Da non confondere con…

Quanto detto non va confuso con un costo accessorio [OIC 16] (nuovo compressore, adeguamento impianto elettrico, …) sostenuto per un investimento 4.0 può essere “aggiunto” al costo dell’investimento in quota parte. Il dispositivo power quality è un bene 4.0, non un elemento accessorio.

Utilizzo per ottimizzare un processo produttivo

Le FAQ citate prima ci aiutano a capire che questi dispositivi possiamo anche metterli a monte di un processo produttivo e ottimizzarne i consumi.

Quindi:

  • identifico il processo produttivo che voglio modificare con il mio progetto 5.0
  • inserisco questo bene 4.0 e verifico il risparmio energetico.

Secondo me non c’è molto da dire in merito e questa configurazione era attuabile fin dall’inizio.

Il dubbio nasceva con la pubblicazione delle prime FAQ (poi integrate) dove si citava l’uso solo a monte dell’unità produttiva. Come sempre: sono esempi che non escludono necessariamente altre soluzioni.

Riguardo il concetto di processo si è discusso parecchio e ritengo che rimarranno molti gradi di libertà. Nelle FAQ del MIMIT c’è una definizione di massima:

Nell’ambito del Piano Transizione 5.0, per processo produttivo si intende l’insieme di attività correlate o interagenti e integrate nella catena del valore – che includono procedimenti tecnici, fasi di lavorazione ovvero la produzione o la distribuzione di servizi -, che utilizzano delle risorse (input del processo) trasformandole in un determinato prodotto o servizio o in una parte essenziale di essi (output del processo).
A titolo esemplificativo, e non esaustivo, per processo produttivo può considerarsi un processo che acquisisce in ingresso un input e restituisce un output ambedue tracciati dal sistema logistico di produzione.

Ancora una volta viene riportato un esempio al quale la maggior parte si “attaccheranno” per non farsi successivamente “attaccare”. Ma bisognerebbe fare un passo più in là (vedi le conclusioni qui sotto).

Conclusioni

Ognuno trarrà le sue e se avete trovato madornali sviste, condividetele per il bene di tutti.

Resta sempre il solito invito: inutile agire da soli!

Bisogna costruire modelli e casi analizzati e formalizzati, in modo che siano di aiuto alle scelte di aziende e professionisti e di supporto nel momento in cui si è chiamati a difenderle.

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Stefano Lissa

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